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IL BAR CAMPLONE A RISCHIO CHIUSURA

 

IL PRESIDENTE DELLA CONFCOMMERCIO DI PESCARA EZIO ARDIZZI: SAREBBE L’ENNESIMA ATTIVITA’ STORICA DI PESCARA CONDANNATA A MORTE DALL’INCAPACITA’ E DALL’INSENSIBILITA’ DEI NOSTRI POLITICI

 

            La Confcommercio di Pescara interviene a seguito della notizia della chiusura “per ferie” dello storico Bar Camplone che lascerebbe presupporre il rischio di una cessazione definitiva dell’attività.

   

            Il Presidente della Confcommercio Pescara, Ezio Ardizzi:

   

            “E’ una notizia che mi colpisce profondamente sia come pescarese che come profondo conoscitore delle vicende del Bar Camplone in quanto titolare di “Cacique” prima della fusione delle due attività.

   

            Sarebbe l’ennesima attività storica di Pescara che scompare, che spegne le sue insegne, condannata a morte dall’incapacità e insensibilità degli amministratori cittadini e regionali che hanno mortificato con scelte scellerate la vocazione commerciale della nostra città.

   

            E’ gravissimo quando un’attività commerciale, la cui fama trovava risalto a livello nazionale e internazionale, si trova costretta a valutare l’ipotesi della chiusura quando fino a pochi anni fa brulicava di persone che facevano la fila per un aperitivo o per un cono gelato.

   

            Ricordo e racconto spesso un aneddoto che mi capitò alcuni anni fa a Roma allorquando un signore, che ignorava che io fossi il proprietario del Bar Cacique, mi disse che fra le dieci cose che desiderava più fare, oltre a viaggi e acquisti vari, c’era proprio un aperitivo a Pescara al Bar Cacique.

   

            Questo rende l’idea di quanto erano note quelle attività commerciali e soprattutto di quanto il nome di Pescara avesse travalicato i confini regionali grazie alla sua vocazione commerciale e alla sua capacità di attrarre gente.

   

            A mia memoria il Bar Camplone occupava nel periodo invernale da 18 a 20 persone (famiglie) e nel periodo estivo da 40 a 45 persone (ovvero famiglie) oltre ai titolari; chi li aiuterà adesso a trovare un posto di lavoro?

   

            Oggi nulla del fulgore economico della nostra città negli anni ‘70 e ‘80 è rimasto a causa di scelte politiche che hanno perseguito con una caparbietà pari solo all’ottusità lo scellerato disegno di una città senza più identità, di una città inaccessibile, di una città dormitorio al servizio solo di qualche residente ma incapace di invogliare qualcuno a visitarla.

   

            Il progetto su Corso Vittorio è l’ennesimo passo di questa assurda strategia di dissuadere chicchessia dal venire a Pescara, l’ennesimo passo verso altre chiusure di attività commerciali, verso altre insegne che si spengono, verso altre perdite di posti di lavoro, verso una Pescara più povera e triste”.

 

 

 

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