Riportiamo l'articolo pubblicato su Repubblica di oggi 16 novembre, al termine dell'Assemblea Nazionale della FIPE/Confcommercio - Federazione Italiana Pubblici Esercizi - svoltasi a Roma nella mattinata
Secondo la Fipe, nei primi nove mesi del 2023 sono “morte” quasi 7mila imprese. Per sei su dieci è difficile trovare addetti
Consumi forti, nonostante l’inflazione e tutti i timori sull’economia. Ma imprese che faticano, tanto da mostrare un saldo negativo. E soprattutto lavoratori che mancano.
Sono 151.550 le figure professionali ricercate nel trimestre in corso ottobre-dicembre nel comparto ristorazione in Italia, denuncia la Fipe, l'associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio che oggi raduna l’assemblea. In testa alla classifica si trovano camerieri e baristi che insieme compongono circa il 50% del personale ricercato. Al terzo posto il cuoco.
Una delle informazioni più rilevanti riguarda la difficoltà di reperimento delle figure professionali. Sebbene l'occupazione sia tornata ai livelli del 2019 con 987mila occupati, il 60% degli imprenditori della ristorazione lamenta grosse difficoltà nel reperimento di personale.
Secondo la Fipe questo dato rischia di frenare il percorso positivo intrapreso, sul quale influisce anche il crescente aumento dei consumi fuori casa: sarà, infatti, di 89,6 miliardi di euro correnti la spesa prevista per il 2023, contro gli 83,5 miliardi del 2022. A prezzi costanti siamo, tuttavia, ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia.
Il settore resta dunque in tensione: nei primi nove mesi del 2023 hanno avviato l'attività 8mila imprese nell'ambito della ristorazione, mentre 14.869 l'hanno cessata: il saldo è negativo per 6.869 unità. Resta quindi elevato il turn over imprenditoriale nel settore.
La dinamica imprenditoriale dei pubblici esercizi continua ad essere caratterizzata dallo strascico degli effetti delle restrizioni imposte per contenere la diffusione della pandemia, che spiega un saldo che permane comunque negativo, anche se le iscrizioni risultano in lieve ripresa rispetto all'anno precedente e le cessazioni in diminuzione, sottolinea la Fipe.
"Quello di cui ha bisogno il settore, come il resto del Paese, è un pò di stabilità anche di carattere politico, di incentivi per investire sulla crescita di questo Paese", insomma "servirebbero delle politiche più mirate legate in questa fase ai temi del lavoro, con la difficoltà a rinnovare i contratti collettivi nazionali, come il nostro che è scaduto da più di due anni", ha detto il presidente Lino Enrico Stoppani.